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Catherine’s room

 

Bill Viola, 2001, 18’ 39”, polittico di video a colori.

Cinque schermi di piccolo formato accostati orizzontalmente mostrano una stanza in cui una donna è impegnata in rituali quotidiani. Fuori dalla finestra, intanto, si succedono le stagioni. La stanza di Catherine è sempre uguale, per forma e prospettiva. La quotidianità sembra assorbirla in una ripetizione ciclica. La finestra attira l’attenzione. Cosa c’è oltre? Non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo, o ricordarlo.

 

1. La stanza: un rettangolo aperto frontalmente il cui pavimento è in legno, le pareti sono bianche e il soffitto ha travi a vista (le sue caratteristiche resteranno invariate in ognuno dei cinque video).

Nella stanza: un tavolino su cui poggiano una brocca bianca, una foto in bianco e nero che ritrae una coppia, una mela verde e un libro-quaderno dalla copertina nera; a destra in basso, un cestino su cui poggia una felpa nera; a terra, sempre sulla destra, un tappetino rosso arrotolato; nell’angolo sinistro, un piccolo sgabello in legno ha sopra una bacinella bianca e un asciugamano anch’esso bianco.

La finestra: in alto a destra, un rettangolo senza tende, senza vetri e senza persiane (le sue caratteristiche resteranno invariate in ognuno dei cinque video) da cui spicca il cielo, azzurro intenso. Si vede anche un ramo, è fiorito.

 

Sembra mattina. E’ primavera. Catherine indossa una canottiera nera e dei pantaloni larghi, color senape. E’ di spalle, di fronte al tavolo. Prende la brocca e versa l’acqua che contiene nella bacinella. Si inginocchia per lavarsi il viso, si asciuga e con cura ripiega e mette a posto l’asciugamano. Si toglie i calzini e stende il tappetino rosso al centro della stanza, facendo attenzione che non ci restino pieghe. In piedi sul tappetino si dedica a pratiche yogiche, inizia col Saluto al Sole. Gira poi, sempre con molta cura, il tappetino nella direzione opposta e prosegue con gli esercizi. Lo ripiega e lo mette a posto. Si rimette le calze e la felpa. Prende dal tavolo il libro-quaderno nero e la mela. Inginocchiata a terra mangia la mela e legge nel libro-quaderno-Bibbia. A tratti si ferma per pensare. Riporta il libro-quaderno sul tavolo, così come quel che resta della mela. Si ferma, di fronte al tavolo. Ci dà le spalle.

 

2. Nella stanza: sulla sinistra, un mobiletto a tre cassetti con sopra dei gigli bianchi: sono i fiori di San Domenico e sono bianchi come la camicia di Catherine; sotto alla finestra, un tavolino su cui poggiano una tazza e (sembrano) arnesi per cucire; sempre sotto alla finestra, una sedia, un tessuto celeste e una cesta piena di stoffe bianche e colorate.

La finestra: il cielo è azzurro pallido e il ramo ha foglie verdi, giovani.

 

Sembra mezzogiorno. E’ estate. Catherine indossa una camicia bianca e, al collo, forse, ha una collana. E’ seduta e questa sarà la sua posizione per l’intera durata del video. Interamente dedita alla cucitura dell’orlo (pare) del tessuto celeste, si ferma solo un attimo, per bere dalla tazza e per andare a prendere qualcosa nel primo cassetto del mobiletto. Sembra una meditazione la sua. La luce, per un momento, entra forte dalla finestra e la illumina al punto da farla quasi scomparire.

3. Nella stanza: accanto alla parete sinistra, un tavolo, con posati sopra molti fogli sparsi, alcuni libri, una lampada e una tazza; a terra, a lato del tavolo, un piccolo cestino e un thermos; sotto alla finestra, una piccola libreria: i libri sono disposti liberamente e vi è anche un vaso con una pianta (sembra).

La finestra: il cielo è rosso, quasi come la maglia di Catherine. Al ramo sono rimaste poche foglie.

 

E’ il tramonto, più del tramonto. E’ autunno. Catherine indossa una maglia rossa e dei pantaloni neri. E’ seduta e pensa, pensa e legge i tanti fogli che ha davanti. Sembrano delle lettere. Pensa a lungo e sembra inquieta. Nel momento in cui si versa un tè (una tisana? un caffè?) dal thermos, anche la Catherine che cuce beve. Si gira e pensa, si appoggia alla spalliera della sedia e pensa. Si alza, si allontana dal tavolo e pensa, cammina avanti e indietro, si appoggia alla sedia, si siede e scrive. Se ne distingue l’ombra sul muro. Quando le cadono i fogli a terra, si alza e, di nuovo, si muove avanti e indietro per la stanza. Si ferma, in piedi. Raccoglie i fogli, si siede, li guarda e scrive. Prende infine i due fogli scritti e li rilegge.

 

4.Nella stanza: a terra, l’intero perimetro è occupato da grossi ceri bianchi; nell’angolo a sinistra c’è una sedia vuota; al centro un tavolo, con sotto dei ceri, questa volta rossi e, sopra, piccole candele bianche, ordinate in righe; nell’angolo a destra, un lungo porta-candele regge una candela bianca.

La finestra: Il cielo è nero e il ramo è giallo e non ha più foglie.

 

E’ sera. E’ inverno. Catherine veste completamente di nero ed è difficile distinguerla in volto.

Iniziando da destra, accende uno a uno tutti i ceri nella stanza e lo fa con la stessa calma usata nel cucire il tessuto celeste. Le ultime che accende sono le candele sul tavolo e subito dopo vi si ferma di fronte. Ci dà le spalle. La luce delle candele ne fa emergere il profilo. Immobile, sembra pregare. Si volta solo per un attimo, a sinistra, come a guardare le altre Catherine.

 

5. Nella stanza: a sinistra, una lampada e una sedia con sopra delle lenzuola, una coperta blu e due cuscini; sotto alla finestra il letto, che ha gambe di legno, e il cui materasso blu è notevolmente sottile; al lato, un comodino con sopra una abat-jour e sotto (sembra) un grosso sasso rosa.

La finestra: non c’è niente fuori dalla finestra, è tutto nero.

             

E’ notte (più che notte). Non si distingue la stagione. Catherine indossa una felpa grigia, dei pantaloni blu. E’ seduta sul letto e legge un libro che poi poggia sul comodino. Si apre la felpa e spegne la luce della lampada. Prepara il letto con calma, lenzuola bianche e coperta blu. Con altrettanta calma sistema i due cuscini, a croce. Seduta in fondo al letto, si toglie le calze e massaggia un piede. Si spoglia e resta in sottoveste bianca. Seduta al lato del letto, spegne la luce dell’abat-jour e resta ferma, al buio. Pensa o forse prega. Nel frattempo, la Catherine che cuce è illuminata al punto che quasi scompare. Entra nel letto a pancia in su e sistema i cuscini e la coperta. Intanto, la Catherine che scrive si agita per la stanza. Adesso dorme. La scena sembra ferma. Le altre Catherine proseguono nelle loro attività.

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