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«Ho pensato in quella prima estate:
fossi io la fede sceglierei te come fortezza»
Roberta Dapunt, Le beatitudini della malattia, 2013
Caterina
Caterina è il racconto di un progetto e contemporaneamente
un libro d’artista.
È la traccia dell’esperienza che l’artista Cristina Pancini ha sviluppato per A più voci,* il programma che Palazzo Strozzi dedica alle persone che vivono con l’Alzheimer.
Allo stesso tempo è un lavoro a più mani dove ogni aspetto,
dalla scelta della carta all'impaginazione, da ogni singolo testo al tipo di carattere, sono stati pensati e realizzati con cura paziente.
 
Punto di partenza è stata l’opera video Catherine’s Room,
un polittico composto da cinque schermi di piccolo formato in cui l’artista americano Bill Viola rappresenta una donna impegnata in rituali quotidiani. L’esecuzione di queste azioni sembra assorbirla totalmente e sospenderla in un eterno e ciclico presente.
Si lava il viso con l’acqua versata da una brocca, pratica yoga, mangia una mela verde, legge; cuce un tessuto celeste; pensa,
si agita, scrive; accende alcune candele, sembra pregare;
prepara il letto, si addormenta. La stanza è sempre la stessa per forma e prospettiva. Da una finestra sul fondo si vedono una luce che varia a seconda dei diversi momenti della giornata (mattina, pomeriggio, tramonto, sera, notte) e un ramo (prima fiorito, poi con le foglie verdi, gialle e infine spoglio) che indica il susseguirsi delle stagioni.
 
Per quest’opera Bill Viola si è ispirato alla predella della tavola Caterina da Siena fra quattro beate domenicane, realizzata
alla fine del XIV secolo e attribuita al pittore senese Andrea di Bartolo. Santa Caterina è al centro, l’unica a essere frontale.
Nella mano destra, oltre al crocifisso, sembra avere delle lettere. Sotto, nella (finta) predella sono raffigurate scene di vita delle beate, perlopiù ambientate in celle dove le donne vivono in solitudine la loro totalizzante esperienza mistica.
Nella Legenda Maior scritta nel 1393 da Raimondo da Capua, si legge infatti che Caterina fin da giovanissima aveva evitato il più possibile le distrazioni del mondo, aveva fatto voto di castità e povertà, fino a imporsi il silenzio assoluto costruendosi “una cella nella propria mente” per pregare. Per tre anni parlò solo con il suo confessore e visse ritirata in una piccola stanza. Solo dopo molto tempo ne uscì per prendersi cura degli altri. Negli ultimi anni della sua vita inviò numerose lettere a familiari e autorità politiche e religiose.
Il progetto Caterina è iniziato con l’osservazione di queste due opere esposte a Palazzo Strozzi nell’ambito della mostra Bill Viola Rinascimento elettronico (marzo-luglio 2017) e dalla riflessione sulle possibilità che le persone con Alzheimer hanno di vivere la propria relazione con il mondo.
Con il progredire del viaggio nella demenza la propria mente non è più una stanza ordinata e sicura, diventa uno spazio sconosciuto. Il mondo risulta sempre più inconoscibile. Uscire diviene sempre più difficile.
La relazione con gli altri può essere fonte di rassicurazione, stupore, o minaccia, sempre meno di reciproca identificazione. Eppure si ha bisogno degli altri, del mondo che ci circonda fuori da noi stessi. Sono lo sguardo e le parole degli altri che ci dicono chi siamo, che ci confermano che siamo.
 
Attraverso quattro postazioni, una sala di Palazzo Strozzi si è trasformata nel territorio di un viaggio, un percorso di conoscenza reciproca a due (ogni anziano con il proprio caregiver), un cammino di scoperta degli angoli, dei soffitti, degli oggetti e di tutto quello che abita un luogo, compresi noi stessi.
Le quattro postazioni sono state punti di riferimento da esplorare a coppie in base ad alcune indicazioni date sotto forma di lettera: osservare la stanza per trovarne gli infiniti panorami; sceglierne uno e fotografarlo; guardare fuori (dalla finestra) e raccontare quello che si vede o quello che si immagina possa esserci
(un racconto a occhi chiusi, a voce bassa); entrare in relazione con alcuni oggetti posti su un tavolo: guardare, toccare, spostare
una mela, un lenzuolo, aghi e filo, un libro, una candela,
un abat-jour o un ramo di ciliegio; scrivere su un quaderno il proprio indirizzo di casa.
quattro spazi sono stati anche una “sala d’attesa” prima di oltrepassare la porta ed entrare nell’ultima postazione, la quinta, dove è avvenuto l’incontro con l’artista: una nuova Caterina.
È una giovane donna, un po’ meno giovane della Santa, ma più giovane della Catherine di Bill Viola.
Come loro ha trascorso del tempo confinata nei propri pensieri e del mondo ha guardato ben poco.
Caterina-Cristina è in fondo alla stanza ed è seduta sotto a una grande finestra. Guarda fuori.
Su un tavolo ad aspettare ogni coppia ci sono un taccuino, una penna e un’altra lettera. Nella lettera Caterina ha raccontato un desiderio: uscire.
Cosa deve sapere qualcuno che sta per mettersi in viaggio
dopo un lungo periodo di separazione dal mondo?
Caterina si è affidata ai visitatori, ha chiesto suggerimenti alla loro esperienza. Questo suo affidarsi ha restituito agli anziani un’insospettata capacità di empatia, immedesimazione e consiglio.
Ha rivelato il loro genuino desiderio di relazione.Molti si sono fatti carico della responsabilità di guidarla.
Riprendendo la tradizione dell’Album Amicorum le pagine del taccuino si sono riempite: “trova una buona sorella”, “annusa
il profumo di una rosa”, “non perdere di vista il cielo e il mare”, “andare, via, muoversi, senza fermarsi”.
E Caterina è uscita.
I taccuini l’hanno accompagnata e guidata nei suoi viaggi.
Come la Santa e come Catherine ha scritto lettere, una per ogni coppia che ha conosciuto in quella stanza, una per ogni consiglio ricevuto e indirizzo lasciato. Ha raccolto immagini per i suoi visitatori e le ha restituite attraverso le parole.
Con le sue lettere ha cercato di farle entrare nelle loro abitazioni.
 
Tracce dell’esperienza Caterina sono raccolte in un volume, il cui contenitore crea uno spazio, una stanza, che tiene al suo interno le frasi e le espressioni, la scrittura e le immagini. Si apre all’esterno per restituire tutta la storia e raccontarla.
Caterina è un progetto di:
Cristina Pancini
A più voci è a cura di:
Irene Balzani, Luca Carli Ballola, Michela Mei
Hanno preso parte al progetto:
Virginia Galli, Simone Mastrelli, Azzurra Simoncini, Isaura Baronti e Cinzia Pratesi, Enrico Serci e Angela Poppi, Remo Bruni e Rosella Vignali, Antonio Cera e Lucia Betti, Valmaro Macciani e Cecilia Grappone, Imelda (Diva) Tizzi, Antonella Cantini e Sandra Passini, Angela Reali Vannucci e Maria Claudia Cangioli, Nicolò Muscau e Anna Trebbioli, Alberto Ceccarelli e Ania Wielgosz, Giuseppe Barberini e Debora Anziani, Giuseppina (Gina) Giordani e Camelia Manuela Porumb, Vittorio Cappelli e Germana Mazzara, Anna Degli Innocenti e Sara Napoli, Graziella Cursi e Paola Landi, Iliana Ferretti e Matteo Bianconcini, Liliana Tacchi e Anna Soncini, Lorenza Ferro e Viktoria Shtefano, Germando Fallani e Alessandra Marmugi, Roberto Giani e Maria Luisa Calvelli, Cristina Arrighetti e Cosimo Righini, Adriana Tuci e Serena Fusi, Mirella Noccioli e Maria Statello, Piera Capecchi e Barbara Fedeli, Rita Sanna e Elena Grimaldi, Sonia Montelatici e Matteo Bianconcini

 

 

*A più voci, nato nel 2011, è strutturato in cicli di tre appuntamenti.

I primi due incontri sono dedicati all’osservazione di un’opera in mostra,

il terzo si concentra sulla comunicazione tra persone con Alzheimer e

chi se ne prende cura attraverso linguaggi differenti da quelli verbali.

Dalla primavera del 2016 si è aggiunta una nuova voce al programma, quella di un artista e il laboratorio making art è diventato,

più propriamente, “un’esperienza”.

Da gennaio ad agosto 2017 Cristina Pancini ha collaborato creando

un progetto specifico legato a un’opera di Bill Viola.

Dopo riflessioni, inciampi e passi avanti, sorretti da un forte dialogo condiviso, ha preso forma Caterina.

La pubblicazione Caterina nasce come una collaborazione tra:

Fondazione Palazzo Strozzi Boîte Editions 

Per il sostegno e il coinvolgimento,  più o meno consapevole, grazie a:

Annalisa Treccani, Anna Soncini, Cecilia Grappone, Virginia Galli,  Azzurra Simoncini, Simone Mastrelli, Federico Primavera, Bill Viola,  Alessia Belli, Marco Tattini,  

Gianni Barelli, Fondazione Archivio Diaristico Nazionale (Pieve Santo Stefano AR), Agnese Lavorgna,  Elisabetta Salvatori, Paola Gaggiotti, Michael Marmarinos,

Maria,  Elisabetta Consonni, Gaia Bosignore, Pierluigi Menchini, i lupi, Daniele Mari, Cristina Balbiano d’Aramengo, Massimiliano Zichittella e il Prof. Beni

Sponsor tecnico:

Gruppo Cordenons
Progetto grafico:
Roberta Cesani
Elaborazioni sonore:

Federico Primavera

Fotografie:

Simone Mastrelli e Martino Margheri

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